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Tanto vale andare


Il passo pesante di chi non vorrebbe arrivare mai a destinazione.

Il capo chino con lo sguardo sulla punta delle scarpe, per non inciampare. Nei sassi, nel sole.

In una mano il sacchetto della spesa. Un sacchetto di stoffa, di quelli che si possono usare mille volte e tieni in borsa, non si sa mai. L’altra mano ogni tanto si solleva, nel tentativo di aggrapparsi a un braccio, appoggiarsi a un muro. Cerca sostegno o una scusa per fermarsi, trovando solo aria sottile.

L’autobus dal quale è scesa è già lontano. Sospira, passo dopo passo. Tanto vale andare, si dice.

Ma si dice anche che il tempo fa quel che vuole.

Si dice che Parigi val bene una messa.

Si dice che se tagli i capelli a luna crescente, torneranno presto lunghi e forti.

Se ne dicono tante di storie per convincerci, rassicurarci.

Per sentirsi saldi sulla via presa e non tornare indietro.

Tanto vale andare. Il passo pesante come ogni settimana.

Nel sacchetto quel che serve o forse solo l’illusione.

Nel sacchetto le cose preferite dai ricordi.

Nel sacchetto anche una piccola pianta fiorita, ché i fiori recisi una settimana non resistono bene.

Ogni settimana è come un anno in più. Ogni settimana è tempo in meno che resta.

Solleva il capo per un attimo, quel che basta per vedere il cancello aperto e riconoscere la via di piccole croci. Tu non sei lì, si dice. Ma tanto vale andare Tu non sei lì, si dice. Ma tanto vale andare.

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