Isabella Dilavello Narrastorie
CURRENT PRODUCTION
DISFATTA DALLA PIOGGIA
monologo poetico su Amelia Rosselli
di e con Isabella Dilavello
regia Francesco Baldi
Entrare nell'universo poetico della Rosselli è come entrare nella musica o, meglio, in uno spartito e forse bisogna farlo in punta di dita, in una sorta di solfeggio.
In Disfatta dalla pioggia, è questo il tentativo per farla risuonare in un dialogo: da un lato, lei, le sue parole, il suo verso complesso, come una articolazione che tenta un estremo; dall'altro una sua probabile vicina di casa, amica forse, che la racconta come sa. Due parti, due donne, una storia poetica.
In scena, i luoghi distinti delle due donne si vanno via via sovrapponendo, quasi a sottolineare una connessione sempre più spessa di emozioni e sentire, fino a ritrovarci tutti in quella sensazione di perdere il dritto di un volo.
CON VESTITI LEGGERI
monologo per voce e suoni
di e con Isabella Dilavello e Enrico Breanza
Ci sono state (ci sono) donne che si sono armate.
Ci sono state donne che, a chi le voleva spingere su un vagone e terminare in un campo, a chi le voleva umiliare e nascondere sotto un velo hanno risposto imbracciando un fucile.
Donne, partigiane, ebree, resistenti. A loro, a Rita Rosani come fonte primaria del racconto, è dedicato un monologo che racconta tutte loro attraverso una voce sola, come in sogno, guardando tutto dall'alto del campo dove riversa il suo corpo senza vita.
SEMPRE PIù STRETTO è IL NOSTRO ASSEDIO
progetto teatrale in spazio ristretto di Enrico Breanza e Isabella Dilavello.
Questa è una immersione poetica e musicale che sperimenta l'ossessione relazionale. Le parole dette ad alta voce in uno spazio ristretto hanno un suono che sbatte e ritorna. Lo stesso fa la paura, l'ansia, lo sguardo di un altro che insiste e ferisce, non ti lascia dimenticare la sua violenza. Parole e suoni che si sfiatano, sperimentano i confini o la loro prigionia e viaggiano tra improvvisazione e codici stabiliti.
Ma il mondo è così sottile
di cristallo fragile
lo so bene io che lo pulisco finché non traspare la luce
e uso tutto, panni morbidi e delicatezza e pazienza e tempo
e guardo negli angoli delle stanze dove si annida la polvere
che poi sale a rendere tutto opaco e ci si dimentica
ci si dimentica di quello che abbiamo visto
dei visi scavati e delle nuvole
dei morti e degli spari
lei invece non aveva mai dimenticato niente
come un cristallo che non deve mai essere pulito
la luce la attraversava e si spezzava
era in questa stanza con gli angoli polverosi
e potevo vedere ogni istante rompersi
C'è come un dolore nella stanza
(Disfatta dalla pioggia)
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La guerra, la resistenza, le armi, roba da uomini. Che vuoi fare tu? Una donna che fa il maschio, è una vergogna. Che vuoi fare tu.
Ti ricordi di me. Dici che ti ricordi.
Ma ti vergogni, dì la verità.
Una terrorista, mi avrebbero chiamato così se avessero potuto …
E invece io sono salita in montagna per non morire.
Io sono salita in montagna perché non mi bastava vivere.
Che è successo dopo?
Ti ricordi di me. Dici che ti ricordi.
(Con vestiti leggeri)
non gridare non pronunciare nomi cose piante
non giocare
pensa solo a respirare
oppure vattene
lascia tutto come lo hai trovato
nel punto esatto
non ti sbagliare
non ti confondere
il posto è quello non un altro
non aggiungere niente
e nel frattempo sorridi
non ti confondere
non mescolare posizioni e cose
non lasciare al caso
non aggiungere altro, ti prego
chi resta potrebbe sbagliarsi
inciampare cadere procurarsi tagli ferite lividi
(Sempre più stretto è il nostro assedio)