Isabella Dilavello Narrastorie
PAST PRODUCTIONS
ode al re lucertola (tutto è in frantumi e danza)
non un omaggio, ma un dialogo con il poeta visionario, Jim Morrison, con la sua astinenza d'amore che talvolta mi riconosco.
finché morte non ci separi
di Francesco Olivieri
Progetto teatrale di portata nazionale, con la messa in scena in contemporanea in più di 20 città e il coinvolgimento di oltre 25 attrici. Le donne, la violenza e la banalità del male. In scena con Margherita Sciarretta al Teatro Camploy - Verona
"Hanno riso, hanno dubitato, si davano di gomito. Perché le donne si sa, aiutano, supportano, riforniscono, si informano, nascondono, curano. Non si sono mai viste qua donne con le armi in pugno, che non ce l'hanno il pugno adatto...no...Hanno riso spesso e il riso negli uomini a volte sembra una corda di brace, hanno dubitato (che le donne si sa, fanno meglio le spie), ma mi hanno insegnato quel che serve.
A me, che insegnavo a scrivere e a contare, hanno insegnato a sparare."
Con vestiti leggeri
eravamo una montagna di scarpe
Andato in scena per la prima volta nel 2012, per la Giornata della Memoria al Teatro Peroni di San Martino Buonalbergo, ha dato il via a una collaborazione con il Teatro per la narrazione del ricordo dell'Olocausto attraverso la voce delle donne. Nel 2013 "Io non so" e nel 2014 "Con vestiti leggeri" (alla memoria della ebrea e partigiana Rita Rosani), le produzioni successive.
"anche a voler dimenticare, i piedi sono gli appunti"
eravamo una montagna di scarpe
"Io non so quell'assurdo odore dolciastro di morte."
Io non so - l'ultimo testimone
Satellite of love - omaggio a Lou Read
Reading concerto in versione acustica.
con Ruben.
viaggio verso
reading concerto sulla poetica della migrazione, in collaborazione con Renato Martinelli, voce e chitarra.
"Siate vivi morbidi duri
Innamorati nella speranza di esistere
Innamorati delle/nelle vostre pieghe
Aspettando che il sole torni con la fine di una guerra
Prima che un’altra si scateni siate vivi morbidi duri"
Ode al Re Lucertola
la donna seduta al mio posto
In scena una donna vestita in modo dimesso è seduta su un vecchio modello di poltrona da ufficio con le rotelle, una luce bassa le illumina male volto e corpo. Ha in mano una corda, un filo di lana, con il quale giocherella nervosa e tende ad annodarsi. Ispirato dalla striscia di Copi, il disegnatore argentino, è il racconto di una donna che indugia nel desiderio di essere libera.
"Quando vi vedo tutti insieme non vi distinguo…stesso profilo di plastica, stessi capelli disegnati. Dove li avete persi quelli che vi appartenevano?
La fine è la stessa. Perdiamo tutti qualcosa.
Io ho deciso cosa e quando."
la donna seduta al mio posto